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Copertina Del libro Balla Taranta mia

Il libro è una documentata ricerca sulle origini del tarantismo, dagli studi scientifici alle ricerche etno-antropologiche di Ernesto De Martino. La tarantola è l’animale, fabuloso e immaginario che bisogna scacciare attraverso la musica suscitatrice di un ballo sfrenato che diventa, di conseguenza, liberazione e rigenerazione. Il volume offre, anche, una esauriente sintesi dei musicisti e degli orientamenti musicali che hanno trovato nel tarantismo la loro ispirazione.

Prezzo: €12.00
SKU: 9788898200375

Recensioni

Balla taranta mia, appunti di una tarantata contemporanea

Walter De Stradis, direttore di Controsenso

Pizzica, taranta, tarantella. Tutti le ballano, tutti ne parlano, tutti ne scrivono, ma pochi (davvero pochi) ne capiscono qualcosa. Specie da quando certe suggestioni danzerecce sono diventate il mainstream dell’antagonismo musicale, con la fusione di tradizione, ricerca, folklore, folklorismi, business e marketing turistico in un unico, fumante, ma confusionario calderone.
Pizzica, taranta, tarantella. Maria Anna Nolè le balla, ne parla e ora – con questo testo – ne scrive anche, ma è sicuramente una di quelle poche persone che, soprattutto, ne capisce.
È una persona interessante, Maria Anna, un curioso esempio di ballerina/ricercatrice/scrittrice, che quando danza (e scrive) gira vorticosamente su se stessa, senza prendere in giro nessuno, ma – al contrario – muovendosi con abilità e destrezza sul liscio, troppo liscio, margine di quello scivoloso calderone di cui sopra.
Lo studio della tradizione, il rigore della ricerca e il rispetto delle fonti sono per l’Autrice valori assoluti: ciononostante, mai come in questo agile libro (definizione inflazionata, ma calzante, considerato chi l’ha scritto), viene offerta al fortunato lettore la possibilità di districarsi con velocità, semplicità e grazia in una tela spessa e nodosa, quella tessuta dalla taranta stessa nei secoli.
Il tarantismo: malattia fisica o mentale? Disagio socio-antropologico od ossessione/possessione di carattere religioso/paranormale? Siamo quasi al livello del quesito cardine della Fisica: onda o particella?
Tutti gli aspetti del fenomeno dalle molte zampe vengono toccati con una rara capacità di sintesi, ma con completezza: l’autrice, in particolare, riesce a chiarire e a dimostrare il substrato permanente, il campo unificato, che sottende alle molteplici teorie sull’origine del fenomeno del tarantismo e della medicina coreutica. Una piccola teoria del tutto, insomma, che in Fisica è un’ipotesi, ma che qui invece coniuga e lega in maniera logica e convincente la visione tradizionale-popolare, quella Orfico-Pitagorica, e quella demartiniana e post-demartiniana, facendoci scorgere un senso inequivocabile in quelle che Maria Anna chiama oscillazioni di significato del tarantismo.
«È facile verificare – spiega Maria Anna già dalle prime battute – che l’estenuante appello di aiuto di fronte alla straordinaria potenza del negativo accomuna, nella vita quotidiana, le pratiche rituali di moltissime culture e società tradizionali – il Vudu, lo Shango, i culti dei Santi Vito e Donato, San Paolo di Galatina per il tarantismo, lo Stambali, il Derdeba, lo Ndöp, ecc…-, che, tramandate di generazione in generazione, risultano apparire come la migliore via di scampo».
Chi scrive ha trovato particolarmente illuminante il capitolo dedicato alle rivisitazioni, e al revisionismo registratosi sul fenomeno nel periodo, appunto, dell’Illuminismo. «Nel mutato contesto culturale il tarantismo diventava tarantella, una danza nuova. (…) Ingentilita, arricchita non soltanto nei contenuti, ma anche esteticamente e musicalmente. Solo questa seconda forma di tarantella era destinata a sopravvivere. Essa recepiva elementi significativi di alcuni balli tipici della tradizione partenopea. Diventava danza folkloristica, proponeva contenuti legati con equilibrio e simpatia al tema del corteggiamento e del vino, pur senza rinunciare agli inevitabili riferimenti sessuali»
Ecco, appunto, folk e folklore. Termini e concetti che avvelenavano il Tarantolato per eccellenza, Antonio Infantino, Maestro di valore siderale, sui generosi e impagabili insegnamenti del quale l’Autrice ha avuto la fortuna di poter contare. E con profitto, come dimostra in questo fondamentale passaggio: «Oggi, bisogna distinguere le forme delle pizziche tradizionali, che variano anche da zona a zona, da quelle in gran parte reinventate dalla moda giovanile in uso dalla metà degli anni ’90 indicate col temine di neo-pizzica. La neo-pizzica ha mutuato le forme oggi più diffuse del ballo dagli ambienti folkloristici e dall’imitazione di modelli coreutici mediatici come il tango, il flamenco ed altre danze importate, esaltando le intenzioni e le emozioni dei ballerini». E ancora, altrove nel testo: «[Il Folk] racconta di una tradizione morta, riesumata solo come intrattenimento del giullare di corte», a dispetto della world music; che invece è «una tradizione viva, come vivo è il sangue che circola nelle vene».
E a proposito di sangue, il testo della Nolè sulla Taranta è anche pregno di suggestioni che i lettori più giovani definirebbero gustosamente horror: ci sono infatti arcani cenni a studiosi del tarantismo che hanno scritto libri sui vampiri; un’ampia e indispensabile dissertazione sulle corrispondenze col fenomeno della possessione diabolica (e sulla differenza fra esorcismo e adorcismo); nonché un richiamo a un vero e proprio episodio ufologico. «Nell’anno 1596, apparve nel cielo di Venosa una cometa visibile dal 14 luglio al 2 agosto successivo. (…) Accadde anche che molti uomini e donne, già morsicati dalle tarantole, assunsero una varietà estrema di comportamenti strani. (…) Una cometa, comparsa nel cielo, scaldò ed inaridì i luoghi della terra, comportando, per mesi, devastanti condizioni di penuria, fame e malattie. (…) Si videro elevarsi, al tramonto, due torri di fuoco che causarono, nei giorni successivi, molta grandine che uccise animali e devastò raccolti».
E luce viene gettata su una materia oscura (per rimanere nello spazio), come quella della taranta, grazie al lavoro di Maria Anna Nolè, che ne è letteralmente posseduta.
Se siete arrivati a leggere fin qui, vuol dire che (ora) ne siete invasati anche voi.

INFORMAZIONI:

Autore Maria Anna Nolè
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