Il nostro Disegno storico della letteratura lucana guarda al lettore comune. Nella prima parte, procedendo dall’età classica fino ai giorni nostri, traccia le linee che le lettere lucane hanno avuto in relazione alla individualità dello scrittore e al tempo. Nella seconda parte, il lettore troverà trentatré schede monografiche, dedicate a trentatré autori definiti “protagonisti”. L’opera non è scritta con la freddezza di un catalogo, ma con partecipazione, come vuole chi col pubblico intende dialogare, e come vuole chi ritiene che non si può fare critica letteraria se non entrando nell’intimo dell’uomo e nel suo tempo. Il che chiede simpatia ed empatia. Cosa che Caserta sa esercitare bene, non fosse altro perché, critico letterario, pur di indirizzo sociologico e storico, è anche scrittore – lasciatecelo dire – di valore nel panorama lucano.
Prezzo: | €15.00 |
SKU: | 9788898200665 |
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Lunga nota dell’editore
Di Giovanni Caserta, nel 1993, usciva, per i tipi di Osanna, la Storia della letteratura lucana, unica nel suo genere, anzi in senso assoluto. L’opera, che ha avuto diverse ristampe, è tuttora in commercio e a disposizione delle scuole, dell’Università e degli studiosi tutti, lucani e non lucani. Il successo dell’opera è dovuto tutto alla sua impostazione e al suo stile. Scritta in forma agile, scorrevole e schietta, nulla essa concede alla approssimazione. Caserta è stato sempre convinto, sull’esempio dei suoi maestri – Manzoni, De Sanctis, Croce e Momigliano -, che si può scrivere di argomenti complessi, o tali ritenuti, senza cadere nella oscurità. L’importante è che gli argomenti siano chiari nella mente di chi scrive e che questi voglia arrivare al lettore.
Quella Storia aveva ed ha uno sviluppo tutto evolutivo o, come si vorrebbe dire oggi, diacronico. Altro principio cui essa obbedisce, anch’esso storicistico, crociano e desanctisiano, è quello secondo cui ogni attività umana è sempre e solo un aspetto dello sviluppo dello spirito, o, più semplicemente, del cammino dell’uomo. Si tratta di una impostazione che rende omaggio alla unità della cultura e dell’uomo, nel senso che non c’è attività umana, particolare o particolarissima, anche la più umile, che non si riconduca al tutto. La Storia della letteratura lucana diventa, in tal modo, storia tutta intera: regionale, nazionale e persino, sotto molti aspetti, europea. Per la sua vastità e analiticità, se non completezza, ai lettori studiosi continuiamo a consigliare le quattrocentoventicinque pagine della edizione Osanna.
Ci sono, però, di quelli che fanno attività non strettamente collegata con lo studio che, pur operarii, possono fare meglio il loro lavoro di uomini e di cittadini, se sanno di appartenere ad un particolare mondo di idee, di sentimenti e di opere, verso cui sono debitori. La casa editrice Villani si è sempre messa in questa direzione, forse perché, nella nostra vita, compreso Caserta, siamo stati innanzitutto maestri elementari. Ci siamo, cioè, messi a disposizione della nostra piccola regione, spesso misconosciuta, e a disposizione di quanti sono esclusi da certi circuiti. Abbiamo perciò chiesto al prof. Caserta di fare qualcosa per gli operarii, preparando un Disegno storico della letteratura lucana, così come facevano gli editori e gli autori di una volta, che preparavano vaste storie di filosofia, di letteratura italiana, latina e greca, ma anche disegni storici e profili, in riferimento a destinatari meno agguerriti.
Il nostro Disegno guarda al lettore comune. Vuol essere una sorta di volgarizzamento, almeno nella prima parte, che, procedendo dall’età classica fino ai giorni nostri, traccia le linee che le lettere lucane hanno avuto in relazione alla individualità dello scrittore e al tempo, senza, naturalmente, rinunziare al rischio di omissioni o di valutazioni personali o personalissime, soprattutto quando si arriva ai tempi nostri, tra i quali è sempre difficile districarsi. Inevitabili, perciò, saranno le obiezioni, le critiche, le contrarietà. Alcuni non accetteranno giudizi o esclusioni; gli esclusi non mancheranno di esprimere qualche motivo di disappunto. Ma a che serve un libro, destinato per sua natura a rimanere sul mercato, se non fa pensare? C’è, tuttavia, chi, anche in un disegno storico, vorrebbe che almeno alcuni autori, di suo interesse, siano meglio tratteggiati. Nella seconda parte del volume, perciò, per rispondere ad una simile richiesta, il lettore troverà trentatré schede monografiche, dedicate a trentatré autori definiti “protagonisti”.
Quello che appare evidente è che, coma la Storia, anche il presente Disegno non è scritto con la freddezza di un catalogo, ma con partecipazione, come vuole chi col pubblico intende dialogare, e come vuole chi ritiene che non si può fare critica letteraria se non entrando nell’intimo dell’uomo e nel suo tempo. Il che chiede simpatia ed empatia. Cosa che Caserta sa esercitare bene, non fosse altro perché, critico letterario, pur di indirizzo sociologico e storico, è anche scrittore, a nostro parere – lasciatecelo dire – di valore nel panorama lucano.
Nato a Matera nel 1939, per molti anni docente di italiano e latino nei Licei, lettore di testi con i suoi alunni, ai classici si accostò, come si è lasciato intuire, da storico ma anche da psicologo. Sempre, nelle parole, cercò l’uomo nel suo essere ed esistere. Tale attitudine lo ha spinto verso la narrativa, l’occhio rivolto al suo mondo di appartenenza, colto nella sua fase crepuscolare, ma anche nella drammaticità del suo essere. Del mondo contadino del resto, vissuto personalmente, ma dalla parte degli umili, Caserta conosce tutto il sudore e il dolore di cui constava. Nel 1994, per rappresentare quella fetta di dolorosa umanità, pubblicava Il pozzo (Matera, Paternoster), breve romanzo o racconto lungo, in cui il mondo dei Sassi di Matera è osservato e dolorosamente rappresentato dall’interno. Il racconto, infatti, passa attraverso gli occhi e il cuore di Rocco Tataranni, eroe di quel mondo, dal cognome tipicamente contadino, che, significativamente, anni dopo, Mariolina Venezia avrebbe utilizzato per Imma Tataranni, donna borghese, laureata, magistrato. È donna che ha fatto il salto sociale. Rocco Tataranni, invece, per bisogno e necessità emigrato in Canada, dopo ventiquattro anni torna a rivisitare Matera, come a recuperare il tempo perduto. Si è nel 1982. Era partito nel dicembre del 1948, all’indomani della sconfitta del 18 aprile.
Il pozzo – si legge nel secondo risvolto di copertina a firma di f.d.p (Franco Di Pede) – è il simbolo della vita sotterranea che aspira alla luce. É il “mondo dell’inespresso che sta al di qua della coscienza, della storia e della vita. Nel caso specifico, è il mondo fondo e cupo dei Sassi, che, nell’immediato dopoguerra, visse il suo generoso bisogno di luce, cioè di giustizia e libertà”. Il recupero del tempo perduto, da parte di Rocco, avviene proprio sul bordo di un pozzo o meglio cisterna o, secondo i contadini, “piscina”. Vi si tirano i ricordi, così come una volta Rocco tirava i secchi d’acqua per abbeverare la sua giumenta. In quel pozzo si raccoglieva l’acqua piovana del vicinato, da immaginarsi come una conca o fossa, delimitata da grotte a più piani, spesso sovrastate da case costruite o palazziate. Lo stesso vicinato, perciò, può configurarsi come un pozzo che converge verso la cisterna, formando con essa un profondo imbuto. “Da affermato saggista – scrive Tito Spinelli in appendice a Narratori lucani tra Ottocento e Novecento – Caserta ha dato vita ad un racconto dal linguaggio scarno e intenso.”
È con lo stesso spirito che l’autore, tornando alla narrativa, ha scritto Lettere provinciali (Venosa, Osanna, 2011). Il titolo fa riferimento a undici racconti nati nella e dalla provincia, assunta ad emblema dell’umanità. Particolarmente lungo è il primo dei racconti (Sulla strada di Jesce), che, come Il pozzo, è quasi un romanzo. Si legge, nel primo risvolto di copertina, che, “assumendo come modelli Manzoni e Verga, Pavese e Bassani, raccontando in uno stile ‘classico’, sempre coinvolgente e avvolgente”, Caserta si muove “nell’area apulo-lucana, che può essere anche siciliana e calabrese, abruzzese e campana, insomma di qualunque ‘provincia’ per la quale s’incontrano uomini che partono e vanno per il mondo, da Stoccarda a Buenos Aires, da Caracas a New York. Un motivo, infatti, sembra prevalere, ed è quello della emigrazione-migrazione, che ha sempre colpito, tanto tragicamente, i vinti o ultimi del Sud, del tutto assimilabili – di qui l’attualità -, a tanti personaggi, di altra provenienza, che riempiono la cronaca di oggi […]. Ieri come oggi, del resto, in provincia come in città, i problemi esistenziali sono sempre uguali. E l’emigrazione-migrazione, in tal senso, può anche avere il valore di una metafora.” Si tratta, pertanto, di racconti densi, perfettamente conchiusi. Come in proposito ha commentato Dante Maffia, “scrivere un racconto è molto più difficile e arduo che scrivere un romanzo o una poesia. Ma chi si è abbeverato ai classici conosce la misura e sa quando deve fermarsi, quando deve accelerare, deve delineare con maggiore forza una vicenda o il carattere di un personaggio. Giovanni Caserta con evidenza mostra di essersi educato sui classici e di conoscere le fonti insuperabili della nascita del racconto.”
Recentemente, Giovanni Caserta è ricomparso in pubblico, quale narratore, con un nuovo lungo racconto, che, come nei romanzi generazionali, altro non è se non la prosecuzione del Pozzo. Vi si narra di Tony Tataranni, pronipote di Rocco, primo degli antenati emigrato in Canada. Vi si legge che la famiglia Tataranni, pur tra iniziali difficoltà, via via ha trovato la sua felice collocazione in terra straniera, che straniera non è più. È diventata famiglia canadese, pur senza dimenticare le origini. Tony, infatti, ha scelto di mettersi sulle orme del bisnonno, cercandone le tracce. Trova un mondo diverso e una città, Matera, che, se al tempo dell’antenato fu capitale dei contadini, aspira ora a diventare capitale europea della cultura 2019. Tony, sbalordito osservatore, non manca di esprimere il preoccupante dubbio che si stia stravolgendo la città che fu del bisnonno, quasi offendendone la memoria e i sentimenti. Si augura e chiede, invece, che ci sia continuità storica. E ci sia continuità di vita, come di cognome. Toronto e Matera appartengono alla stessa umanità, perché si è tutti della stessa terra. Il gesto finale di Tony sancisce tanta solenne verità. Dalla casa dei Sassi, che fu del bisnonno, al mattino presto, prima di tornare in Canada, egli, con spirito devoto, quasi religioso, preleva un pugno di terra. La porterà sulla tomba del bisnonno. Di qui il titolo del racconto (Da terra a terra), pubblicato, sia pure in forma ridotta, nel volume Basilicata d’autore, Lecce, Manni, 2018).
Non diversi sentimenti, per completare, Caserta esprime anche in due originali atti unici che, raccolti sotto lo stesso titolo di Destini, liberamente si ispirano a due novelle di Pirandello: Se…, ambientata a Potenza, e Notte, ambientata a Matera. È anche un modo per unire due capoluoghi dalla storia tanto diversa e farne due città lucane. Né sono da dimenticare due altre fatiche di narrativa, destinate alla scuola: La bella Fiorita (Taranto, Scorpione, 1989), raccolta e traduzione in lingua italiana di favole e fiabe lucane, e Nel Regno di Fantàsia (Possidente, Potenza, Pianetalibro, 2000) rielaborazione originale e creativa di fiabe e favole nazionali.
Franco Villani
INFORMAZIONI:
Autore | Giovanni Caserta |