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Calvello, il borgo delle ceramiche

sabato, 07 Maggio 2022 da villani

Calvello, da sempre, è conosciuto come il paese della ceramica. Ancora fino a cinquant’anni fa, nelle fiere e nei mercati della nostra regione, facevano bella mostra le “ceramiche di Calvello” (piatti, ciarle, zuppiere…) facilmente riconoscibili per via dell’uccello blu dipinto su di esse. Il volume è ricco di informazioni sulla storia della ceramica del paese con testimonianze che risalgono a tempi lontanissimi. Si pensi al Coccio di Pietrapanna databile intorno al III millennio a. C. e a un cratere e un’anfora, a figure rosse, databili fra il 430-410 a.C. Agli inizi del Settecento risalgono quattro piastrelle con la dicitura “Giosuè dell’Aquila di Calvello”; documentazioni catastali registrano la presenza a Calvello, già nel 1754, di due famiglie di  faienzar. Una cucina, risalente al ‘700, oggi ancora visibile, è decorata con mattonelle in maiolica e stemmi di famiglia nel Palazzo De Porcellinis (oggi Di Trana). Alcuni stati civili del ‘800 conservati nell’archivio comunale di Calvello riportano per diverse famiglie la professione di “figuli”.

Sono molte le famiglie che, per generazioni, hanno costruito manufatti in ceramica. La riscoperta, da parte dei giovani, di questa tradizionale arte con la creazione di nuovi marchi (La Bottega della Faenza, Arte ceramica Val Camastra, il Borgo delle ceramiche) fa ben sperare per la conservazione e l’ulteriore sviluppo di questa antica arte.

 

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Raccontare storie per costruire ponti

martedì, 19 Aprile 2022 da villani

Narrare storie per costruire ponti tra le generazioni  è un progetto dell’Associazione culturale “Donne 99” in collaborazione con l’Unicef di Potenza. Per rispondere all’isolamento forzato, le socie dell’Associazione, combattendo contro limitazioni, paure e angosce causate dal covid, hanno avuto il coraggio di uscire di casa e ritrovarsi in cerchio, con la mascherina, per raccontarsi e ritrovare un senso, nutrire una speranza. La narrazione ha rappresentato la via attraverso cui ricomporre la propria identità. Il libro si divide in tre parti. La prima parte racconta le esperienze vissute da bambine durante la loro vita in famiglia, all’asilo dalle suore, a scuola in paese e in campagna. La seconda parte contiene testimonianze relative alla “Giornata mondiale contro la violenza sulle donne”. La terza parte ripercorre il Natale della propria infanzia.  Questa pubblicazione, mette a disposizione delle scuole e delle giovani generazioni le esperienze di vita di generazioni passate. Jerome Bruner, psicologo cognitivista, sostiene che “Solo la narrazione consente di costruirsi una identità e di trovare un posto nella propria cultura. Le scuole devono coltivare la capacità narrativa, svilupparla, smetterla di darla per scontata poiché per la crescita dell’individuo è indispensabile individuare la propria identità culturale e sociale”.

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La rivolta dei ciucciari

sabato, 19 Marzo 2022 da villani

Il fumetto ricostruisce le vicende della manifestazione della protesta popolare che si svolse a Bernalda l’8 aprile 1888 contro un aumento della tassa di famiglia che avrebbe dovuto  finanziare una condotta  idrica per portare l’acqua potabile in città. La folla chiese al Sindaco di ricevere una delegazione di cittadini per discutere del provvedimento affisso proprio quella mattina all’Albo Pretorio. Il Sindaco, prima di consentire ad alcuni cittadini di salire sul suo palazzo, provvide a far arrivare nella piazza i Carabinieri, le Guardie Campestri e alcuni soldati che si trovavano a Bernalda e a telegrafare al Prefetto richiedendo l’invio di militari. Una quindicina di uomini, armati di tutto punto, si schierarono davanti all’ampio portone che domina la piazza. La delegazione dei cittadini fu licenziata in breve tempo, senza aver ottenuto alcun risultato. La folla, sempre più numerosa, riprese a protestare urlando contro il Sindaco. Dopo circa mezz’ora dall’inizio della manifestazione il Sindaco si decise ad affacciarsi al balcone per parlare alla folla. All’improvviso si sentì un colpo di pistola che provocò un fuggi fuggi in tutte le direzioni. A quel punto il Sindaco dette ai militari l’ordine di far fuoco. Furono uccise 6 persone e ferite moltissime altre. Tutti furono colpiti alle spalle, mentre fuggivano!  I feriti furono “arrestati” e portati in caserma. Dall’ottobre successivo si svolse un processo che condannò 9 ribelli! I signori della Città definirono quell’avvenimento come “la rivolta dei ciucciari!”.  Una espressione fortemente dispregiativa per capovolgere il senso stesso di quella pacifica protesta e per attribuirne le conseguenze all’ignoranza cafonesca dei contadini e dei braccianti accusati di essere chiusi al progresso ed insensibili all’igiene pubblica. A distanza di 70 anni, e fuori dal processo, si scoprì, finalmente, che il primo colpo sparato sulla folla fu opera di un sacerdote, nipote del Sindaco, morto nel 1931, a casa della donna con la quale viveva “more uxorio” e dalla quale aveva avuto ben quattro figli, e non era “un ciucciaro”!                                                                                                                                (Dalla prefazione di Angelo Tataranno)

 

 

BERNALDACIUCCIARICONTADINIRIVOLTA
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I moti di Calvello del 1822, nelle carte del processo

sabato, 05 Marzo 2022 da villani

Il libro narra le vicende che coinvolsero il paese nel 1822. Di Calvello era Carlo Mazziotta designato a guidare la rivolta antiborbonica in Basilicata. La notte del 10 febbraio 1822, un gruppo di circa 60 Carbonari liberò dal carcere fra’ Luigi Rosella arrestato qualche giorno prima. I Carbonari si stavano allontanando quando una squadriglia incontrò il giovane Francesco Paolo De Grazia che stava rientrando a casa. Per paura di essere denunciati, i carbonari uccisero il giovane. Pochi giorni dopo un reparto di 1000 soldati Austriaci, al comando del maresciallo Roth, arrestò quasi tutti i rivoltosi. La Corte Marziale processò 52 imputati emettendo 33 condanne a morte. Per 9 di essi la sentenza fu eseguita  il 13 marzo 1822.  Per gli altri condannati le sentenze furono commutate all’ergastolo o in pene minori. Molte sono le opere di storia che si sono interessati dei moti carbonari di Calvello, ma è la prima volta che vengono pubblicati gli interrogatori dei nove condannati a morte.

 

 

Moti carbonariRisorgimento Carlo Mazziotta
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La Figlia delle Stelle di Nino Brienza

giovedì, 07 Ottobre 2021 da villani

La Figlia delle Stelle di Nino Brienza |Villani Editore

La fine del Nulla.
L’avvento della Vita.
Quando tutto aveva avuto inizio, l’imperscrutabile disegno che ne aveva governato tempi e modi, aveva dato origine a quattro Creatori.

Entità uniche e irripetibili, custodi del mistero della nascita della vita, erano stati generati perché il Nulla avesse fine ed erano stati dotati di forza e poteri tali da consentire loro di dare sostanza e forma all’Universo.

Da quell’opera, che ognuno aveva realizzato autonomamente e secondo le proprie capacità, erano nate galassie, stelle, costellazioni, pianeti e tutto ciò che ad essi era funzionale e legato.

Quattro Creatori. Figli dello stesso Momento, eppure profondamente diversi.

Ma tutto quel prodigioso processo non era avvenuto in maniera indolore.

Dalle ultime, rigurgitanti imperfezioni del Nulla erano sorti esseri oscuri ed avversi che, fin dall’inizio, si erano opposti ai Creatori e alla loro opera.

Feroci, malvagi e ossessionati dal desiderio di dominio, queste creature si erano rapidamente diffuse tra i milioni di mondi che adesso popolavano lo spazio cosmico e, alla fine dell’ultima era glaciale, la più letale tra tutte le specie, i Demoni Mutaforma, era giunta anche sulla Terra.

Un esperimento nucleare condotto dagli uomini alla fine degli anni ’90 in una desolata landa del sud-est asiatico, richiama sulla Terra l’attenzione di Kythron, il più potente fra i Creatori.

La sua energia e quella generata dalla follia umana si fondono, imprigionandolo in una gabbia dalla quale sembra non vi sia via d’uscita.

Una nuova, drammatica, esplosione atomica lo libererà, dandogli la possibilità di assumere forma e sembianze umane.

Da quel corpo verrà concepita una figlia, (La Figlia delle Stelle) i cui misteriosi poteri, diciotto anni dopo, attireranno l’attenzione delle antiche e oscure forze malvagie che dimorano sulla Terra ormai da millenni.

Un finale travolgente ci farà assistere ad una lotta, senza esclusione di colpi, tra la Figlia delle Stelle e i Demoni Mutaforma, fino a che Kythron il Creatore non si desterà dal suo torpore.

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Giustino Fortunato e le due Italie

venerdì, 23 Luglio 2021 da villani

Giustino Fortunato e le due Italie, è il titolo di un ritratto di Giustino Fortunato. E usiamo la parola “ritratto” a buon motivo: l’autore Gerardo Corrado è un pittore, oltre ad essere uno studioso della storia lucana, e uno scrittore.

Il titolo sintetizza il percorso che Corrado compie attraverso la vita e le opere di Giustino Fortunato. Il libro, infatti, intende indicare come lo sguardo di Fortunato sul Mezzogiorno illumini i problemi e le situazioni del presente.

Fortunato nacque a Rionero in Vùlture,  paese della Basilicata, dove la sua famiglia di grandi proprietari e agricoltori, originariamente affittuari del Tavoliere, si era trapiantata dal  ‘700.

A Rionero  nacque anche uno dei più celebri protagonisti del brigantaggio post-unitario, Carmine Crocco.

Benedetto Croce di Fortunato ha scritto: “egli  ha quasi ha impersonato in sé il problema del Mezzogiorno e gli ha consacrato intera la sua vita”.

La “questione meridionale” è un tema quasi rimosso. Oggi si parla, infatti, più di questione settentrionale. Si pensi al leghismo di Bossi e al modo superficiale con cui viene affrontato il rapporto tra le due Italie, tra  Nord e Sud.

Fortunato sfatò il mito del Sud “giardino d’Europa” dimostrando come il Mezzogiorno fosse una terra che, per millenni, ha subito condizioni sfavorevoli di clima, di suolo, di strutture e posizione topografica.

Da queste idee discendono le sue battaglie parlamentari perché lo Stato unitario affrontasse, nel Mezzogiorno, coraggiose riforme, modificasse un sistema tributario ingiusto (tema di un suo scritto famoso), non sacrificasse gli interessi dei contadini a quelli dei “galantuomini”.

La  prosa di Corrado, in certi punti, rivaleggia con quella del grande meridionalista, come per esempio nella descrizione degli Appennini lucani e della terra franosa.

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Scuola Maestri Società nella Basilicata Liberale

venerdì, 23 Luglio 2021 da villani

La politica scolastica adottata dopo l’Unità d’Italia doveva fare i conti con realtà territoriali arretrate rispetto a regioni come il Piemonte e la Lombardia. Pur tuttavia, non mancavano nel Sud realtà all’avanguardia come nel caso di Rionero in Vùlture dove due valenti e illuminati maestri Vincenzo Solimena e Giovanni Plastino, (novembre 1881- novembre 1883), pubblicarono ben 66 numeri de L’educatore lu¬cano caposcuola di tutte le altre riviste di aggiornamento dei maestri che sono nate dopo: Scuola Italiana Moderna, I Diritti della Scuola, L’Educatore Italiano… Il testo nell’offrire una esauriente sintesi delle problematiche didattiche affrontate dalla rivista ripercorre tutte le tappe dell’istruzione scolastica dalla Legge Casati del 1860 fino alla recente riforma della “Buona Scuola” e ai suoi decreti attuativi.

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Lo chiamavano Michele di Potenza

venerdì, 23 Luglio 2021 da villani

Non c’è festa di S. Gerardo, Santo Patrono di Potenza, in cui non si canti Lu braccial; non c’è festa di matrimonio di sposi lucani in cui non ci si scateni al ritmo di Chi s’è magnà la zita la prima sera; non c’è sagra di paese in cui non si intoni, a squarciagola, E foss muort tata e no lu ciucc. Eppure sono pochi quelli che conoscono la carriera artistica di Michele di Potenza, il cantante, cioè, che ha portato alla ribalta queste canzoni. Bene, quindi, ha fatto Walter De Stradis, che nel libro Lo chiamavano Michele di Potenza, avvalendosi della preziosa collaborazione della famiglia, dà informazioni necessarie a ricostruirne l’identikit perduto.

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Contursi e S. Donato d’Arezzo

lunedì, 19 Aprile 2021 da villani

Il libro è una ricerca sulla complessa storia di un santo dovuta ai “tanti” Donato, storicamente esistiti, (vescovi, abati, martiri…) e venerati in moltissimi comuni di Italia. Il potere taumaturgico di curare l’epilessia e i riti devozionali (la vestizione dei bambini con gli abiti del santo, la pesa dei bambini per stabilire l’offerta in grano…) rappresentano il filo rosso delle festività tributate a questo santo. La presenza di simboli Longobardi (croce incisa sulla roccia), di simboli pagani quali il Fauno, le Sirene, le Sibille raffigurate all’interno di edifici cristiani costituisce la suggestiva cornice di una ricostruzione storica, religiosa e antropologica che va ben oltre il semplice culto di Sant Runat in quel di Contursi Terme.

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Il mio Teatro, la mia Terra

domenica, 11 Aprile 2021 da villani

Ecco un libro per attori, registi, sceneggiatori, scrittori di testi teatrali e amanti del teatro. L’opera composta da ben 12 copioni consente anche di apprendere le strategie necessarie per ricavare da un testo letterario (Pirandello, Albino Pierro, Leonardo Sinisgalli, Rocco Scotellaro, Giuseppe Lupo) un copione teatrale da portare in scena. Con questa corposa opera, l’autore, che è anche attore, ci permette, infatti, di conoscere-apprezzare opere letterarie (poesie, prosa, racconti…), quasi come se stessimo assistendo ad una vera e propria rappresentazione scenica.

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